The Facile Preda
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Il soggetto deriva dal romanzo Bersaglio facile (A Running Duck / Fair Game) di Paula Gosling, che nel 1986 aveva già ispirato il film Cobra con Sylvester Stallone e Brigitte Nielsen. Stallone, tra l'altro, avrebbe dovuto essere protagonista anche di questo film, ma poi rinunciò[1][2].
L'esordiente Andrew Sipes, autore di alcune serie televisive poliziesche, gestisce con la consueta professionalità tecnica americana inseguimenti mozzafiato, sparatorie frastornanti, esplosioni catastrofiche (con la media di una ogni cinque minuti). Ma la trama è quanto di più pretestuoso, inconsistente e inverosimile si possa immaginare (c'è di mezzo un cubano la cui vicenda personale, curata dalla civilista Kate, avrebbe messo la donna involontariamente sulle tracce dei traffici orditi dal KGB) e Facile preda fa regredire il thriller d'azione pirotecnico a livello del riciclaggio di materiali visti e stravisti. L'inespressivo William Baldwin garantisce il repertorio atletico-bombarolo richiesto dalle circostanze e la sensuale ex moglie di Richard Gere cambia look e pose sexy in attesa di un ruolo più convincente. (Il Mattino, Alberto Castellano, 10/4/96) La curiosità del film sta nell'uso improprio che i cattivi fanno dell'elettronica, dilettandosi anche nel muovere i conti in nero dei politici, segno che tutto il mondo è paese. Ogni momento si accende un computer, per chi ama il genere del \"beep beep movie\", saltano in aria case e auto, fino al finalissimo sul vascello fantasma, quando il poliziotto dimostrerà, volto ferito e capelli bagnati, coraggio e modi spicci. Il resto è rumore, anche fastidioso: il regista non ha personalità, gli attori fanno alzare il budget e si guardano languidi. Tra le cose più sadiche calci e spari mirati all'inguine maschile e la metafora d'avanspettacolo di un poliziotto sul verbale: \"Quando sei di turno è come andare in bagno, alla fine devi usare la carta\". (Corriere della Sera, Maurizio Porro, 11/4/96)\"Pedestre e fragoroso poliziesco tutt'azione costruito sulle misure dell'esordiente Cindy Crawford, che l'accorto regista Andrei Sipes, pure lui debuttante, ha messo in condizioni di non nuocere, estromettendola quasi completamente dai dialoghi. La splendida vamp si limita a cambiare maglietta, purché dieci taglie inferiori alla sua. Questo si chiama valorizzare le proprie doti\". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 3 dicembre 2000)
Facile preda è un libro corto, agile, ma se si legge in fretta non è solo per questo: la capacità di MacDonald di tenere incollati alla pagina è strepitosa, il ritmo è incalzante, grazie alle frasi brevi, rapidamente descrittive, e invoglia a leggere velocemente per cercare di sapere cosa succede, come va a finire, di mettere fine a quella tensione che invece sale in un crescendo tragico, che ci trasporta lì, negli indolenti quartieri borghesi di una qualsiasi cittadina degli Usa di metà secolo scorso, e poi ci inchioda con un finale universale.
Perché in Facile preda non ci sono solo buoni e cattivi, vittime e colpevoli: ci sono miseri esseri umani che cercano di restare a galla nel mare di solitudine, noia e mediocrità quotidiane, traditi traditori, avidi ed egoisti, ognuno a modo proprio. Ricordandoci che ogni morale è mutevole, almeno adattabile, e che il male è pronto a divorarci per intero, anche quando crediamo di non stare commettendo nulla di poi così grave. Perché, in fondo, nessuno è innocente, e chiudendo il libro resta un sorriso amaro, che fa riflettere su quanto sia cattiva, in fondo, la natura umana. E anche parecchio stupida.
Credetemi, MacDonald arriva dagli anni Cinquanta direttamente tra le nostre mani per farci sobbalzare, alla faccia di effetti speciali e trame distopiche: la paura è un sentimento primitivo ed inestinguibile che rimane in attesa, tra le pieghe di una vita ordinaria, pronta a balzare sulla prima, facile preda che le capiterà a tiro.
Facile predaTitolo originaleDer Tod der alten DamenPrima TV 1 dicembre 1994Prima TV 1997Stagione / ep.1x04Note-RegiaSconosciutoPrecedenteFuga verso la morteSuccessivoBallo sul vulcanoFacile preda è il quarto episodio della prima stagione.
Sul celebre personaggio, comunemente chiamato Barbablù, sono state espresse le opinioni più diverse, le più strane e le più false. Il parere è di Anatole France che sul principio del secolo scorso si dedicò anche alla rivisitazione di favole o leggende. Proprio in questi giorni l' editore Donzelli manda in libreria \"Le sette mogli di Barbablù e altri racconti meravigliosi\" nella traduzione di Paola Verdecchia. Il vecchio Barbablù, che nella tradizione ammazzava una moglie dopo l' altra, viene qui singolarmente riabilitato. Altro che carnefice, era lui la preda, l' anello debole. Ricco com' era diventava facile mira di piccole avventuriere e se il caso gliele toglieva dal mondo, ecco che subito tornava a innamorarsi di una nuova cacciatrice di ori e castelli. L' ultima, sempre stando ad Anatole France, lo sposò come avevano fatto le altre ma poi, con il suo amante e i suoi fratelli ordì una trappola mortale e Barbablù ci rimise la vita. I vari passaggi della favola di Charles Perrault naturalmente ci sono tutti, compresa la stanzina proibita alla quale si accedeva con una piccola chiave d' oro o più probabilmente risplendente alla luce. Da un punto di vista letterario la riscrittura di France è perfetta ma non ha salvato Barbablù. Che continua a godere di una pessima fama. Il caso ha voluto che proprio in questi giorni sia tornato in libreria, nei tascabili Einaudi, un saggio biografico di Ernesto Ferrero intitolato proprio \"Barbablù\". Secondo Ferrero, Barbablù era quel pessimo soggetto di Gilles de Rais che, nella Francia del Quattrocento, non solo ammazzava le mogli ma stuprava, seviziava e uccideva bambini in gran quantità. Rovinato, finì sul patibolo, e la sua storia perversa avrebbe \"incantato\" il marchese de Sade. In termini moderni la vicenda di Barbablù è quella di un serial killer e difatti il suo nome torna spesso nelle cronache quando sparisce qualche moglie. Chaplin nel suo magistrale Monsieur Verdoux si ispirò alla vicenda, reale, di Landrù (dieci donne assassinate), che della storia di Barbablù è una variante più recente. In Verdoux c' è persino un lato comico. L' altra faccia della reiterata efferatezza.
Nell'ottica cristiana, infatti, \"esiste un'intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra, così che la pace non sorge da un mero sforzo umano, bensì partecipa dell'amore stesso di Dio. Ed è proprio l'oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza\". \"In realtà, senza un'apertura trascendente, l'uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace\".
L'amore di Cristo ci sostieneCristo è ancora oggi per noi il buon Pastore che, direttamente e attraverso chi lo rappresenta, continua a prendersi cura dell'intero gregge non solo disperso per le persecuzioni esterne, ma anche diviso all'interno, nel conflitto tra il sì radicale al Vangelo e il compromesso con la ricerca degli idoli mondani. Egli si mette pure alla ricerca delle singole pecore smarrite nelle valli desolate del dubbio o nei dirupi del peccato e dell'ostinato rifiuto. Un gregge senza pastore subito si smarrisce o diviene facile preda del \"lupo\": l'umanità senza Gesù è una moltitudine sbandata, in cui homo homini lupus, in cui l'uomo si comporta con l'altro uomo non da fratello ma da lupo, seguendo come unica legge quella dell'egoismo e della prepotenza. È l'amore del Signore che, solo, può sostenere il nostro fragile, fragilissimo amore. È la sua mano potente che continuamente ci ricupera dai nostri sbandamenti; è la sua fede che sempre osa scommettere sulla nostra conversione. 1e1e36bf2d